martedì, marzo 20, 2007

I LOVE CARTA


Questo è il testo di un mio articolo per un mensile toscano con il quale collaboro, w la carta stampata.


Carta conta

Immaginatevi un mondo senza giornali, senza libri…un mondo senza carta stampata. L’editore del New York Times Arthur Sulzberger ha previsto che lo storico quotidiano tra cinque anni sparirà dalle edicole, rimanendo solo edizione on line. Nel declinare questa probabile svolta, Sulzberger ha chiaramente dichiarato di essere convinto della graduale sparizione della carta stampata nei prossimi anni. Lungi da me essere contrario al progresso, ai computer, a internet, simbolo di libertà, sapere, velocità nel comunicare: ben venga se però è l’uomo a governare il progresso, senza farsi superare dalle sue scoperte. La scelta del New York Times è sicuramente epocale (decisa peraltro anche con un occhio al bilancio), fatta in un mondo sempre più informatizzato, dove si può fare tutto su internet, da fare la spesa a trovar moglie; leggere i quotidiani solo on line potrebbe quindi diventare una cosa normale. Ma sarebbe la stessa cosa? Credo di no; esistono già migliaia di testate, di blog aggregator, che si sono imposte come punti di riferimento su internet, nell’ambito dell’informazione e del confronto politico e culturale, ma che mondo sarebbe con l’addio totale al cartaceo? Un mondo peggiore; un mondo senza edicole che mondo è? E chi non si può permettere internet? In Italia ed in Europa questa possibile svolta non può essere inevitabile: non può per un fattore culturale, umano e umanista. Ancor oggi avere in tasca questo o quel quotidiano è una scelta cosciente, di appartenenza. L’abitudine di andare in edicola ogni mattina nessuno ce la può negare. Un aspetto non secondario è la qualità dell’informazione, che può abbassarsi ancora nel riversarsi totalmente on line. E lo strapotere delle televisioni non potrà che aumentare di conseguenza, soprattutto con il previsto dilagare della tv sul web, che potrebbe a sua volta uccidere internet. Ma alla fine è proprio la libertà di scelta quella che và preservata. C’è poi chi ha pure profetizzato la fine del libro come l’abbiamo sempre conosciuto, quello “in carne ed ossa” con le sue pagine da leggere, sottolineare, sfogliare, riprendere in mano dopo anni. Nulla di più devastante. Pensiamo veramente che leggere un qualsiasi libro su un telefonino o su internet sia la stessa cosa di rilassarsi con un libro “vero” in un vagone ristorante di un treno? Io sono convinto di no. Se per avvicinare alla lettura possono servire anche nuovi mezzi, nulla in contrario, ma il rapporto personale, oserei dire “carnale” con un libro, non si può cambiare con niente. Un libro spesso rappresenta più di un passatempo, diventa un compagno di vita, un amico fedele, un pianeta diverso in cui rifugiarsi. E pensiamo a cos’è stato un libro nella storia: è stato un simbolo di fede, un testo che ha guidato rivolte o rivoluzioni. Sinceramente non credo in prospettiva all’addio totale alla carta stampata in Italia, nonostante una società sostanzialmente omologata ed una gioventù annoiata, dove c’è un timido aumento nell’ acquisto di libri, ma sicuramente incentivi ed interventi per arrivare ad un ulteriore riavvicinamento possono essere utili. Il costo dei libri è ancora proibitivo specialmente per i più giovani, mentre per quanto riguarda quotidiani e magazine và rafforzata la politica di entrare nelle scuole come lo splendido progetto del “Quotidiano in classe”, ideato dall’Osservatorio Giovani. Và poi semmai rivalutata la scelta consapevole per l’uso della carta riciclata, che però ha sempre avuto paradossalmente costi proibitivi. L’iniziativa del book crossing ha purtroppo perso un certo romanticismo e spontaneismo a causa del tentativo di cercarne un ritorno economico di alcuni fondatori. Il progetto culturale La Ragnatela inaugurerà presto una stagione di serate a tema sull’amore per la carta stampata delle quali parleremo nei prossimi numeri di Laboratorio’99. Il cartaceo, giornali o libri che siano, non può essere un animale in via d’estinzione. Come si diceva una volta: leggete, leggete, qualcosa resterà.


Attendo commenti

giovedì, marzo 08, 2007

Cuore Sacro batte Saturno Contro 3-1

Saturno Contro con pochi Pro: Ozpetek torna ai tempi delle Fate Ignoranti, sia come tema che come cast. Ma il film del 2001 l’ho apprezzato di più, più vero, più sano pur nelle problematiche esistenziali come sempre ben interpretate (tra gli altri) da una Margherita Buy, che in Saturno Contro invece snatura (finalmente però) il suo eterno ruolo di isterica-nevrotica.
Oggi mi ritrovo un film che per carità passa bene ed è anche in alcune sfaccettature interessante, ma che fa dodicimila passi indietro rispetto a Cuore Sacro, film unico nella sua umanità ed anche pure nella esagerazione del cambiamento del personaggio interpretato dalla Bobulova.
In Saturno mi trovo davanti quasi solo personaggi antipatici, a cominciare da Ambra Angiolini che pur secondo me bellissima non ha né arte né parte per arrivare al “capetto” della combriccola che se pur rimane “vedovo”, rovina tutta la sua presunta predisposizione al carisma quando sul finale suscita la mia ira (esagerato!) nel mangiare il muso (ed anche il cuore) al suo ex e tuttora convivente (ma non più condividente di letto). Che dire di Accorsi, che ritengo comunque uno dei più bravi attori del cosiddetto nuovo cinema italiano (che a me piace del resto): sarò fuori dal coro, ma umanamente è una delle parti più positive, più vere, forse perché è il più esterno al quadretto del gruppo di “amici” e (proprio) perché trasgredisce pur nella sua voglia di “ambiguità” (umanissima).
Non credo ci fosse l’obiettivo di mettere in cattiva luce gli etero (infedeli?per fortuna!) e di far apprezzare gli omo (più sensibili?ma fatemi il piacere!). Ozpetek lascia forse agli sfoghi di ognuno (autocritiche o sfoghi contro qualcuno) i momenti più forti e veri. Il messaggio di Cuore Sacro era chiaro, forse anche semplice…in Saturno Contro la prima sensazione è stata: Dio mi scampi da amici così. E’amicizia quella?o è in alcuni casi amore latente, invidia frustrante, ossessioni varie e invasioni barbariche della vita privata altrui. Personaggi positivi: il padre di Lorenzo (sarà che mi ricorda Almirante?), i figli di Accorsi/Buy (per la simpatia), la piccola parte della Ferrari e appunto un po’ di Accorsi. Sorvolo sugli aspetti “politici” del film perché se era vero che la cinematografia era l’arma più forte, su certi temi c’è bisogno di un po’ di riflessione in più.

giovedì, marzo 01, 2007

Luoghi protetti


Tratto da Repubblica, qualche giorno fa. Quoto tutto e mi chiedo: "a quando anche nel belpaese?"


Così l'Inghilterra protegge i suoi santuari della musica


L'iniziativa di Visit Britain, l'agenzia governativa che promuove il turismo

Da Abbey road al Cavern, i 113 "luoghi protetti" in tutta la Gran Bretagna

enrico franceschinilondra - Ci sono voluti cinquant'anni, ma finalmente la Gran Bretagna si è resa conto di avere un tesoro non ancora sfruttato a sufficienza tra i suoi monumenti nazionali: il rock. O meglio la storia del rock, o per essere più precisi i luoghi in cui è stata fatta la rivoluzione musicale che nell'ultimo mezzo secolo, partendo da quest'isola, ha contagiato mezzo mondo. E così Visit Britain, l'agenzia governativa che promuove il turismo verso il Regno Unito, ha lanciato una nuova iniziativa: la mappa dei "luoghi protetti" del rock e del pop, quasi duecento località collegate alle gesta dei musicisti più celebri di lingua (non necessariamente di nazionalità ) inglese.Non solo gli indirizzi più ovvi, come la sala in cui i Beatles tennero il loro primo concerto a Liverpool o il loro storico studio di registrazione su Abbey road a Londra, già da tempo meta di un folto pellegrinaggio, ma anche i meno conosciuti o i più insoliti. Si va dall'abitazione londinese di Jimi Hendrix in Brook street a Knebworth house, dove i Queen suonarono per l'ultima volta insieme, da Widnes Station, la stazioncina in cui Paul Simon scrisse "Homeward bound" durante il suo tour del 1965 aspettando il treno per Londra, a The Grapesw, il pub di Sheffield dove avvenne l'esordio degli Arctic Monkey, fino a luoghi in cui la connessione con un musicista è meno tangibile, e vagamente macabra, come la strada di Barnes in cui Marc Bolan dei T Rex ebbe il suo fatale scontro d'auto e il punto in cui Eddie Cochran, interprete rockabilly americano, morì in circostanze analoghe nello Wiltshire.L'agenzia Visit Britain ha stampato una mappa con i 113 luoghi più significativi e ne ha messa un'altra sul proprio sito Internet (www. enjoyengland. com/rocks) con 190. La regola è che ogni località abbia qualcosa di concreto da offrire al visitatore: perlomeno una targa ricordo di quello che vi accadde. «Sarebbe sciocco non riconoscere che esiste un sacco di gente interessata a visitare questo genere di posti», dice Laurence Bresh, direttore del marketing di Visit Britain. «Del resto la cultura popolare suscita crescente curiosità ovunque e il nostro paese, che vanta una storia forse senza uguali in materia di musica pop, doveva fare qualcosa per darle l'importanza che merita».Non tutti concordano con l'iniziativa. «Stilare una lista dei luoghi del rock da proteggere in Inghilterra è una buona idea, ma se cominci ad includervi anche località come il posto in cui Adam and the Ants girarono un loro video finisci per scadere nel kitsch», dice per esempio Paul Rees, direttore della rivista musicale "Q". «Come che sia, osserva il quotidiano "Guardian", la creazione di una "mappa del rock" da salvaguardare, visitare e proteggere equivale a un pubblico riconoscimento che sarebbe stato impensabile pochi decenni or sono». «E' indubbiamente una svolta e la ragione è semplice», commenta Conors McNicholas, direttore di "Nme", un'altra pubblicazione del settore, «è che sono trascorsi cinquant´anni dalla grande esplosione del rock and roll e coloro che vi parteciparono e che l'hanno alimentata in seguito oggi sono diventati parte dell'establishment, hanno le leve del potere e possiedono dunque i mezzi per fare una cosa del genere».Ma l'inclusione nella mappa non garantisce automaticamente il futuro di questi santuari del rock. L'agenzia del turismo si limita ad auspicare la protezione delle località citate nell'elenco, senza avere l'autorità per difenderle effettivamente. Per esempio, uno dei luoghi della mappa ¨ Hammersmith Palais, il teatro e club del West End londinese diventato quasi sinonimo dei Clash, ma dove hanno suonato anche gli U2 e i Sex Pistols e che ora è¨ minacciato di demolizione per fare posto a uffici e a un ristorante. «Sarebbe una tragedia non riuscire a bloccare le ruspe», dice sempre McNicholas, «non solo per quello che ha rappresentato in passato ma anche perchè continua a essere un club importante per la scena musicale di Londra».